Emma film 2020 - Jane Austen

Emma. film del 2020 – Jane Austen

Emma. di Autumn de Wilde: dettagli del film e recensione

Rivedere Emma. dopo aver riletto il romanzo di Jane Austen è come passeggiare in un quadro: ogni inquadratura è una pennellata che racconta, con ironia e grazia, ciò che si cela dietro le parole. Autumn de Wilde non si limita a tradurre Austen sullo schermo – la interpreta, la ascolta, la reinventa con rispetto e sensibilità. È come se la scrittrice stessa ci sussurrasse da dietro la macchina da presa: “Guarda, è così che io l’ho immaginata.”

Regia: Autumn De Wilde;
Sceneggiatura: Eleanor Catton;
Direzione Artistica: Alice Sutton; Scenografia: Stella Fox; Costumi: Alexandra Byrne
Personaggi e Interpreti: Mr Woodhouse: Bill Nighy; Emma Woodhouse: Anya Taylor-Joy; George Knightley: Johnny Flynn; John Knightley: Oliver Chris; Isabella Knightley: Chloe Pirrie; Mr Weston: Rupert Graves; Mrs Weston: Gemma Whelan; Frank Churchill: Callum Turner; Harriet Smith: Mia Goth; Robert Martin: Connor Swindells; Mrs Goddard: Anna Francolini; Rev. Philip Elton: Josh O’Connor; Mrs Elton: Tanya Reynolds; Jane Fairfax: Amber Anderson; Miss Bates: Miranda Hart; Mrs Bates: Myra McFadyen
Versione originale: inglese
Versione italiana: sì

LA TRAMA:

Inghilterra, inizi dell’Ottocento. Emma Woodhouse vive a Hartfield, una tenuta tranquilla immersa nella campagna di Highbury. Giovane, bella e ricca, è l’unica figlia di un padre affettuoso ma ipocondriaco, che la protegge dal mondo con un misto di tenerezza e paura. Libera da preoccupazioni economiche, Emma trascorre le sue giornate occupandosi – o meglio, impicciandosi – delle vite sentimentali altrui, convinta di possedere un infallibile talento per combinare matrimoni.

Il suo più fidato confidente è Mr. Knightley, l’amico di famiglia e fratello del marito di sua sorella Isabella: saggio, onesto e di qualche anno più grande, è l’unico che osa contraddirla. Tra i due si crea un legame fatto di stima, ironia e affetto trattenuto, che Emma finge di non vedere.

Quando l’ingenua Harriet Smith entra nella sua vita, Emma decide di farne un piccolo progetto sociale: la trasforma, la consiglia, cerca per lei un marito “degno”. Ma i piani, come spesso accade, sfuggono di mano. Mentre Emma combina pasticci sentimentali e si perde nei propri giudizi, arriva a Highbury la misteriosa Jane Fairfax, raffinata, talentuosa e silenziosa. La sua presenza risveglia in Emma un sentimento nuovo – una gelosia sottile, fatta di confronti e fragili insicurezze.

Tra corteggiamenti malintesi, sguardi rubati e confessioni tardive, Emma comincia a comprendere la differenza tra giocare con i sentimenti e viverli davvero. E quando l’amore per Mr. Knightley si rivela in tutta la sua chiarezza, non è più un capriccio o un colpo di scena romantico, ma il naturale compimento di un percorso di crescita.

Alla fine, l’orgogliosa combinaguai di Highbury trova la sua verità: non quella che ha scritto per gli altri, ma quella che, finalmente, la rende capace di amare e di essere amata.

Emma. film 2020 di Autumn de Wilde

IL CAST:

La scelta del cast è uno degli ingredienti fondamentali che ha reso Emma. del 2020 un adattamento così delizioso e frizzante, e la regia di Autumn de Wilde ha saputo far brillare ogni singolo interprete. 

Anya Taylor-Joy è semplicemente perfetta nel ruolo della protagonista: con le sue espressioni a volte sornione, a volte capricciose, è riuscita a rendere una Emma più complessa e perfino un po’ spigolosa, senza però perdere quella sua vena irresistibile.
Accanto a lei, Johnny Flynn è un Mr. Knightley affascinante e solido, con una chimica innegabile che fa battere forte il cuore dello spettatore a ogni loro scambio di battute.
Ma a rendere l’atmosfera ancora più speciale sono le performance dei personaggi secondari, come il tenerissimo e ipocondriaco Mr. Woodhouse, portato in vita con eleganza e un pizzico di comicità da Bill Nighy, o l’impacciata e dolce Harriet di Mia Goth. Un cast azzeccatissimo che, nel complesso, restituisce al pubblico un’opera vivace e appagante, in cui ogni personaggio ha il suo spazio e la sua importanza per raccontare una storia senza tempo.

Cast del film Emma 2020

IL FILM Emma.

La regista costruisce un film di straordinaria eleganza visiva, dove ogni dettaglio è significativo. I colori pastello, i costumi di Alexandra Byrne e la fotografia di Christopher Blauvelt trasformano la quotidianità di Highbury in un mondo sospeso tra pittura e sogno. Le stanze illuminate di Hartfield sembrano respirare con la protagonista, e ogni oggetto – un nastro, una tazza di tè, un gesto misurato – diventa un frammento del suo paesaggio interiore.

Il film è un’esperienza sensoriale e psicologica allo stesso tempo: de Wilde riesce a farci entrare nella mente di Emma senza ricorrere a spiegazioni o dialoghi eccessivi. Ci accompagna nei suoi fraintendimenti, nei piccoli errori di giudizio, fino al momento in cui la consapevolezza – come un raggio di luce – illumina ogni cosa. È un viaggio delicato, ironico, ma profondamente empatico.

C’è qualcosa di teatrale e insieme leggero nella regia: i balli, le conversazioni con Harriet, i silenzi condivisi con Mr. Knightley sono orchestrati come movimenti musicali, fatti di pause e armonie visive. Tutto è ritmo, respiro, grazia.

La colonna sonora di Emma. (2020): musica come voce interiore

Una delle sfide più delicate nell’adattare Emma per il cinema è la mancanza del narratore onnisciente di Jane Austen: nel romanzo, la voce narrante filtra gli eventi attraverso lo sguardo della protagonista, rendendo comprensibili le sue motivazioni e il suo mondo interiore. Sullo schermo, però, questa mediazione scompare. Autumn de Wilde e i compositori Isobel Waller-Bridge e David Schweitzer hanno trovato nella colonna sonora la chiave perfetta per restituire quella prospettiva “emotiva” che la narrazione letteraria offriva.

Il risultato è un accompagnamento musicale raffinato e sorprendentemente moderno, un equilibrio di musica classica, popolare e corale che si intreccia con il tono ironico e visivo del film.

Le melodie sembrano spesso riflettere l’umore di Emma: leggere, frizzanti e un po’ vanitose quando lei si sente in controllo; più intime e sospese nei momenti di dubbio o malinconia. In questo modo, la musica diventa la sua voce interiore – ciò che Austen avrebbe espresso con il discorso indiretto libero.

Come osserva la studiosa Natalie Vandenberg, Emma. privilegia il punto di vista della protagonista anche sul piano sonoro. Quando Emma parla, il sottofondo tace; quando invece osserva gli altri, la musica si fa più intensa, a volte sovrastando le conversazioni. È una scelta che ci guida dentro la sua mente, permettendoci di percepire la distanza tra il suo mondo interiore e la realtà che la circonda.

In alcune scene, la musica entra persino in contrappunto con le immagini: il tono melodico contraddice l’atmosfera generale, creando un effetto di ironia o di commento. Accade, ad esempio, nelle prime cene a Hartfield, dove il chiacchiericcio degli ospiti è quasi coperto da una variazione lenta del tema principale – una sottile allusione al fatto che, per Emma, la conversazione dei suoi amici è monotona e prevedibile. La colonna sonora diventa così un linguaggio autonomo, capace di raccontare il carattere brillante, impaziente e ironico della protagonista senza bisogno di parole.

Il linguaggio dei colori in Emma. (2020)

In Emma. di Autumn de Wilde, il colore non è solo estetica, ma linguaggio narrativo. Ogni sfumatura, ogni tessuto racconta la gerarchia sociale, l’ironia e le trasformazioni interiori dei personaggi. L’universo di Highbury è un mondo di pastelli zuccherini, dove i gialli narciso, i rosa cipria e gli azzurri polvere sembrano usciti da una scatola di caramelle: una tavolozza che trasforma la campagna inglese in una piccola casa delle bambole, ironica e perfettamente calibrata.

La costumista Alexandra Byrne costruisce un racconto visivo attraverso i vestiti, che diventano il riflesso dello status e del carattere. Emma Woodhouse (Anya Taylor-Joy) è avvolta da toni chiari e luminosi, abiti di pizzo e ricami finissimi che sottolineano la sua superiorità sociale e la sua vanità. Accanto a lei, Harriet Smith (Mia Goth) indossa tessuti più ruvidi, colori meno saturi, quasi a ricordare la sua posizione incerta nella scala sociale. La differenza è evidente perfino quando Emma, nel suo elegante cappotto verde acqua bordato di pelliccia, visita l’amica malata: anche nella compassione, l’orgoglio resta cucito addosso.

Tra i colori simbolici del film spicca il giallo, che ritorna in infinite sfumature – dal senape al calendula – e rappresenta il potere, la ricchezza e la centralità di Emma nel suo mondo. È il colore del sole, e come un sole Emma domina la scena: gli altri personaggi ruotano attorno a lei, ciascuno con un riflesso del suo splendore. Anche Mr. Knightley, Frank Churchill e Mrs. Elton indossano accenni di giallo, ma con intensità e sfumature che rivelano le loro differenti classi sociali e ambizioni.

In particolare, il cappotto giallo di Mr. Knightley merita una menzione speciale: è uno dei capi più iconici dell’intero film. Non solo si inserisce nella tavolozza dorata che domina l’estetica di Emma., ma funge anche da contrappunto visivo al carattere di Emma stessa. Il suo giallo è più caldo e profondo, meno brillante di quello indossato da lei: un colore che suggerisce stabilità, maturità e calore umano, in contrasto con la leggerezza vanitosa della protagonista. È come se la regista e la costumista Alexandra Byrne avessero usato il colore per raccontare la relazione fra i due: Emma è il sole abbagliante, Knightley è la luce che la riporta a terra. Quando alla fine si incontrano, le loro sfumature si armonizzano, chiudendo visivamente il cerchio della loro crescita reciproca.

Mr knightley nel film Emma del 2020

Il giallo ritorna anche nella scena finale, quando Harriet e Emma – entrambe in abiti bianchi di pizzo – sembrano finalmente uguali: solo Harriet porta guanti gialli, segno della sua nuova consapevolezza e indipendenza. È un piccolo dettaglio cromatico che chiude l’arco simbolico del film: il potere di Emma si ridimensiona, la luce si diffonde.

Insieme alla regia curatissima e alle scenografie pastello, il lavoro sui colori rende Emma. un’esperienza visiva deliziosa, ironica e sofisticata. Ogni fotogramma è un quadro, e ogni abito racconta una storia di classe, desiderio e trasformazione.

Scene suggestive

Tra le scene più affascinanti, quella del tè in salotto racchiude l’essenza dell’intero film. È un piccolo teatro dell’anima, dove ogni sguardo e ogni gesto diventano linguaggio sociale e sentimento trattenuto. Le tazze di porcellana, le parole appena sussurrate, i sorrisi composti: tutto racconta di desideri inespressi, di ruoli imposti, di un mondo che osserva e giudica, mentre Emma – con la sua vivacità e i suoi errori – prova a liberarsene.

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Emma. Il film di Autumn de Wilde: scena del tè

Un’altra scena che mi ha colpita – forse la più potente dal punto di vista simbolico – è quella delle ragazze che attraversano i campi di Highbury avvolte nei loro mantelli rossi. È un’immagine che resta impressa: luminosa, quasi pittorica, e al tempo stesso carica di significati.

Il mantello rosso appare già nella scena di apertura, sulle spalle di Harriet Smith, che varca la soglia di Hartfield con passo esitante e un semplice cappellino di paglia sul capo. È un’inquadratura delicata, di spalle, in mezzo busto: Harriet è piccola davanti alla grandezza della casa dei Woodhouse, e il suo mantello – pesante, campagnolo, quasi rozzo nel tessuto – dice già tutto della sua condizione sociale e della distanza che la separa da Emma.

Emma. Il film di Autumn de Wilde: scena del mantello rosso

Pochi minuti dopo, la ritroviamo al fianco della protagonista, e le diverse sfumature di rosso dei loro abiti – più vivace e grezzo quello di Harriet, più raffinato e luminoso quello di Emma – disegnano visivamente la gerarchia sociale tra le due donne. È un contrasto cromatico che non urla, ma parla con una chiarezza simbolica irresistibile.

Ma è nella scena successiva, quando l’inquadratura si riempie delle compagne di Harriet, che il mantello rosso acquista finalmente voce propria: non è più solo un dettaglio d’abbigliamento, ma un elemento narrante, vivo, che racconta la scena prima ancora delle parole.

In epoca Regency, come ho letto sul blog Un tè con Jane Austen, il pesante mantello di lana rossa con il grande cappuccio era un capo d’abbigliamento comune tra le giovani donne, soprattutto in campagna. Serviva a proteggersi dal freddo e dalle intemperie, e veniva indossato anche sopra i cappotti o le pellisse, con il cappuccio alzato sui piccoli cappellini decorati. Era un capo pratico ma anche elegante, tanto da essere imitato, di tanto in tanto, dalle signore più alla moda di Londra – un simbolo di stile e necessità insieme.

La scelta di riproporre questi fiammanti mantelli rossi non nasce però solo da una ricostruzione storica accurata, ma anche da un’ispirazione artistica precisa. La costumista Alexandra Byrne si è infatti ispirata alle illustrazioni di Diana Sperling, disegnatrice vissuta proprio all’epoca di Jane Austen, che amava ritrarre con ironia e vivacità le scene di vita quotidiana che osservava o viveva in prima persona. I suoi acquerelli, pieni di movimento e di piccoli dettagli realistici, hanno guidato Byrne nel creare costumi che non fossero semplici repliche d’epoca, ma veri e propri frammenti di vita Regency riportati sullo schermo.

Autumn de Wilde inserisce questo dettaglio nel film con una fedeltà storica impeccabile, ma al tempo stesso gli dona un valore visivo e narrativo nuovo. I mantelli rossi, così vibranti in mezzo alle tinte pastello della campagna inglese, spezzano l’armonia delicata della scena e introducono un senso di vita collettiva, di presenza femminile diffusa. Non sono solo comparse: sono le voci silenziose di un mondo di donne che osservano, che aspettano, che vivono sotto la superficie perfetta di Highbury.

Forse per questo, guardandole, ho pensato a The Handmaid’s Tale, la serie tratta dal romanzo Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood. Quei mantelli rossi, così simili eppure così diversi, portano con sé la memoria visiva del potere e del controllo, ma anche della solidarietà femminile e della resistenza silenziosa. In Emma., tuttavia, il rosso non è oppressione: è calore, vitalità, movimento. È il colore della vita che scorre accanto alla perfezione della protagonista, ricordandoci che anche nei mondi più eleganti, dietro ogni regola sociale, c’è sempre una moltitudine di storie non raccontate.

Alla fine, quando le figure in rosso appaiono tra i banchi della chiesa, durante la scena del matrimonio, tutto torna: i mantelli chiudono il cerchio visivo e simbolico del film. È come se ci dicessero che la storia di Emma – la sua libertà, i suoi errori, la sua crescita – appartiene anche a loro. Alle donne di ogni tempo, in ogni epoca, con o senza mantello, che cercano il proprio spazio nel mondo.

In Emma., Autumn de Wilde restituisce a Jane Austen la sua leggerezza più autentica – quella che unisce ironia e sentimento, critica sociale e poesia visiva. Un film come una tazza di tè profumato: delicato in superficie, ma capace di scaldare in profondità.

E poi quel finale, così intimo e dolce, in cui la regia abbandona la perfezione estetica per lasciare spazio all’emozione pura. Non è solo una dichiarazione d’amore, ma un atto di riconciliazione con se stessa. È in quel momento che Emma diventa finalmente reale: una donna che impara, che sbaglia, che ama.

Anche se le opinioni critiche sono discordanti, per me Emma. resta un film completo, un piccolo capolavoro visivo e narrativo assolutamente da vedere al quale non posso che dare cinque stelle ⭐⭐⭐⭐⭐ per le emozioni che mi ha regalato.

Vi lascio al triler ufficiale del film: EMMA. diretto da Autumn de Wilde, lo trovate qui sotto!

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